La Fontana di Trevi, uno dei monumenti più visitati di Roma, nasconde nei suoi pressi un percorso sotterraneo che tra vicoli intricati porta a un’Insula e al castellum aquae dell’Acquedotto Vergine.
IL VICUS CAPRARIUS NEI PRESSI DELLA FONTANA DI TREVI
Immaginate di fissare la Fontana di Trevi a Roma.
Siete in mezzo ad una folla di turisti e venditori, non sarebbe bello poter chiudere gli occhi e far scomparire la confusione?
Bene, riaprite pure gli occhi, percorrete pochissimi metri e scendete sotto il livello stradale nei sotterranei di Roma.
A qualche metro di profondità l’incantesimo sperato funziona; infatti il rumore sparisce e la vista si riempie di una meraviglia archeologica risalente all’epoca dell’Imperatore Nerone .
I SEGRETI DEL VICUS CAPRARIUS O CITTA’ DELL’ACQUA
Parliamo dei sotterranei presso la fontana più famosa di Roma, un isolato In origine di 2000 metri quadrati circa, tra i cui limiti era il vicus Caprarius ovvero il prolungamento dell’antica Salaria vetus.
Il posto porta anche un altro, suggestivo, nome: la “Città dell’Acqua”.
Infatti una falda di antica memoria, tenuta a bada nell’epoca classica, oggi stende un tappeto di acqua sul pavimento romano, creando una lieve, piacevole e insolita colonna sonora gorgogliante durante la visita.
LA STRUTTURA ARCHEOLOGICA DEL VICUS CAPRARIUS
I sotterranei romani del Vicus Caprarius serbano diversi “scoop” archeologici.
Ci sono le rimanenze di un’insula ossia un caseggiato di appartamenti, la cui prima fase risale appunto al principato di Nerone.
Per essere più precisi si risale al momento in cui l’imperatore, dopo il famoso incendio del 64 d.C, provvide ad organizzare e realizzare una nova Urbs, una nuova città costruita secondo regole di sicurezza maggiori.
Dunque l’insula del Vicus Caprarius, oltre che tra le più antiche ritrovate, costituisce un campione di quanto voluto dall’imperatore bistrattato.
Confinante con l’insula del Vicus Caprarius c’è un serbatoio idrico la cui funzione fu quella di distribuire le acque portate dal vicino Acquedotto Vergine.
Non tutti sanno che è l’unico acquedotto romano ancora in funzione.
Oggi alimenta la stessa Fontana di Trevi e tracce del quale sono tranquillamente visibili nella vicina Rinascente di via del Tritone e in via del Nazareno.
In poche parole, il serbatoio era un castellum aquae, uno dei diciotto al servizio dell’acquedotto citato, il cui aspetto rivela le modalità di costruzione di una cisterna atta allo scopo spiegato.
Un piccolo spazio museale, sempre in questi meravigliosi sotterranei di Roma, conserva reperti provenienti dal sito quali: monetine, statue, anfore, mosaici.
E, per ricordare il rapporto fondamentale tra le strutture romane e le successive edificazioni medievali, nella Città dell’Acqua è possibile vedere tratti di muri del XII e XIII secolo innestati sugli edifici antichi, con tanto di pozzo… a ricordo della forte presenza di acqua in zona.
REPERTI RINVENUTI NEL VICUS CAPRARIUS
Il termine “Città dell’Acqua”, usato correntemente per definire l’area archeologica del Vicus Caprarius, è dovuto all’elemento che, senza dubbio, caratterizza maggiormente la zona e il sito.
Le strutture murarie rinvenute caratterizzate dalla cortina in opus latericium e conservate per un elevato di circa otto metri, si riferiscono ad un’insula, un caseggiato articolato in più unità indipendenti, trasformato, alla metà del IV secolo, in una domus signorile.
Ma non sono solo le imponenti strutture dell’Acquedotto Vergine e degli ambienti residenziali a rendere unica la visita dell’area archeologica!
LE SEZIONI DEL VICUS CAPRARIUS
Nelle tre sezioni dell’antiquarium sono stati raccolti i reperti rinvenuti durante la campagna di scavo: i preziosi rivestimenti in marmi policromi, le raffinate decorazioni (tra cui la celebre testa di Alessandro helios).
Sono stati raccolti anche i famosi spatheia, cioè anfore africane per il trasporto dell’olio e un meraviglioso “tesoretto” costituito da oltre 800 monete che testimoniano le diverse fasi di utilizzo e di vita delle strutture portate alla luce.
In età adrianea due ambienti più vicini all’Insula del Vicus Caprarius furono trasformati nei vani comunicanti di un grande serbatoio idrico.
Durante gli scavi effettuati a Roma nel corso dei lavori di ristrutturazione dell’ex cinema Trevi, tra il 1999 ed il 2001, è stato quindi portato alla luce un castellum aquae dell’Acquedotto Vergine.
Sesto Giulio Frontino infatti, nel De aquaeductu urbis Romae, documenta l’esistenza di 18 castella secondari lungo il tratto urbano dell’Acqua Vergine.
ARCHITETTURA PERIMETRALE DEL VICUS CAPRARIUS
Le pareti perimetrali furono rifasciate con altri muri (raddoppiandone lo spessore), per bilanciare la pressione causata dalla massa d’acqua all’interno. Le superfici del serbatoio furono rivestite con uno strato di intonaco idraulico, allestendo cordoli alla giunzione fra pavimento e pareti, per impedire eventuali perdite d’acqua:
si spiega così la pendenza del piano di fondo, che doveva evitare eventuali ristagni. Dal piano di fondo si aprono due canali (uno di dimensioni maggiori e uno minore in cui si conserva ancora la fistula plumbea) per la fuoriuscita dell’acqua, entrambi protetti da cordoli per evitare che i sedimenti potessero ostruirli.
L’interpretazione del serbatoio con una struttura relativa all’Acquedotto Vergine trova conferma nella notevole capacità del serbatoio, stimata in circa 150.000 litri d’acqua.
Inoltre il sistema di uscita dell’acqua, articolato su sezioni diverse, è un elemento tipico dei castella: permetteva infatti di differenziare le utenze pubbliche da quelle private.
VICUS CAPRARIUS : IL NOSTRO TOUR GUIDATO
Il Vicus Caprarius è un tipico esempio dell’autentica straordinarietà dell’architettura romana visibile ancora oggi proprio nella Città Eterna, anzi nei suoi sotterranei!
Vi abbiamo incuriosito? Per approfondire questo fantastico itinerario, vi invitiamo a dare un’occhiata alla nostra visita guidata de I Viaggi di Adriano.
Scenderemo ad una profondità di qualche metro per ammirare questo meraviglioso complesso di epoca romana e rivivere un passato senza fine.